HUMANITARIAN CONGRESS 2024

HUMANITARIAN CONGRESS 2024

Ripensare l’umanitarismo nella frammentazione geopolitica

Negli ultimi anni, il mondo ha visto un aumento significativo degli sfollamenti causati da crisi umanitarie: il conflitto in Sudan, la guerra in Ucraina, il conflitto rinnovato a Gaza e in Libano hanno aggravato la situazione globale. Noi di INTERSOS Lab abbiamo seguito da vicino il congresso “Rome Humanitarian Congress - Humanitarianism in Violent and Troubled Times” per riflettere sulle tematiche emerse. L'obiettivo del congresso può essere sintetizzato nelle parole di Kostas Moschochoritis Direttore Generale di INTERSOS, il quale ha affermato che il focus primario era interrogarsi sull’efficacia e sull’ adeguatezza del supporto alle persone e comunità in difficoltà. La premessa al giorno d’oggi è ricorrente: i tempi sono duri e la realtà ci porta sempre di più ad avere meno fiducia negli strumenti del diritto internazionale umanitario, pur riconoscendo che esso sia l’unico strumento rimasto. 

Il congresso ha evidenziato numerose riflessioni, mettendo in risalto le profonde sfide che il settore umanitario deve affrontare nell’attuale contesto geopolitico, che impatta sia sull’accesso agli aiuti che sulla capacità delle organizzazioni di operare in sicurezza. Tra le riflessioni espresse, è emerso il tema del declino delle istituzioni internazionali nel risolvere le crisi politiche alla radice, con un conseguente maggiore ricorso a risposte umanitarie invece che a soluzioni politiche, sollevando interrogativi sulla sostenibilità di questa strategia. Un altro punto discusso ha riguardato la crescente impunità per le violazioni del diritto internazionale: esse non si fermano ai confini di Gaza ma contribuiscono a rafforzare una cultura globale dell’impunità. Cresce sempre di più la necessità di un impegno degli stati e della comunità internazionale che si concretizzi con lo stop agli armamenti 

Politicizzazione dell’aiuto

La politicizzazione dei finanziamenti è emersa come una questione cruciale nel dibattito attuale. La comunità internazionale mostra uno sbilanciamento evidente: il supporto per la crisi in Ucraina supera di gran lunga quello destinato all’Afghanistan, Yemen e Sudan, dove l’accesso ai fondi è gravemente ridotto. In questo contesto, ci si interroga sul ruolo delle ONG, sottolineando che la passività politica non è più contemplata e che non è possibile relegare la risoluzione dei problemi all’ONU, soprattutto in un periodo in cui la comunità internazionale sembra focalizzarsi più sulla lotta al terrorismo che sull’azione umanitaria. 

Alcuni interventi hanno messo in luce l’isolamento e le difficoltà operative, in particolare a Gaza, dove la distribuzione degli aiuti è sempre più ostacolata da condizioni di sicurezza precarie. È fondamentale ricordare che le ONG non devono essere confuse con le vittime delle crisi in cui operano; infatti, l’aiuto umanitario non è mai stato garantito dai poteri politici, anzi, spesso ostacolato da essi. 

Il congresso ci invita a ripensare l’aiuto umanitario un contesto globale sempre più frammentato: il futuro dell’intervento umanitario dipenderà dalla capacità delle organizzazioni di navigare in questo contesto politicizzato, mantenendo coerenza con i principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza ed universalità che contraddistinguono l'intervento umanitario.

Articolo scritto da Veronica Polizza, tirocinante INTERSOS Lab, Università Orientale di Napoli