Medicina umanitaria e la salute delle persone migranti

Medicina umanitaria e la salute delle persone migranti

La cura della sofferenza dei rifugiati e dei richiedenti asilo rinvia ad un orizzonte di diritti da riaffermare, costruire, conquistare.

Frantz Fanon, psichiatra e rappresentante del movimento terzomondista per la decolonizzazione, ha evidenziato nei suoi scritti l’impatto psicologico del colonialismo, andando ad evidenziare la violenza e la disumanizzazione subite dai popoli colonizzati. I suoi pensieri, tutt'oggi rilevanti, possono essere applicati alla condizione del rifugiato: la cura delle loro sofferenze è strettamente collegata al riconoscimento e alla riaffermazione di diritti fondamentali che vengono loro negati. Con il richiamo a Fanon, è possibile esplorare l’intersezione tra medicina umanitaria e la salute delle persone migranti. 

Il corso di medicina umanitaria e cooperazione sanitaria va oltre la formazione prettamente sanitaria: è un’opportunità per comprendere a fondo le complessità della salute delle comunità marginalizzate, con un’attenzione particolare alla popolazione migrante. Contrariamente a quanto suggerisce il nome, il corso non si rivolge solo a medici e operatori sanitari, bensì è pensato per tutti coloro che lavorano a stretto contatto con la comunità migrante.

Beatrice Sgorbissa, esperta di medicina umanitaria e migrazioni, con il suo intervento ha evidenziato come le sfide maggiori non riguardino solo la salute fisica, ma spesso la gestione del sistema sanitario e l’accesso alle cure. Le determinanti sociali giocano un ruolo fondamentale: barriere strumentali come la burocrazia, insieme a fenomeni come la discriminazione e il razzismo, hanno un impatto massiccio sul benessere dei migranti. I rischi per la salute non si limitano al periodo successivo all’arrivo nel paese di destinazione. I migranti affrontano sfide sanitarie lungo tutto il percorso migratorio: prima della partenza, durante il viaggio e una volta giunti a destinazione. È stato ampiamente documentato che durante il viaggio, l’accesso alle cure è limitato, esponendo chi soffre di patologie croniche o vulnerabilità fisiche a gravi rischi. E infine, una volta giunti a destinazione, le aspettative non corrispondono alla realtà: precarietà della vita e del lavoro, unita a vincoli giuridici e discriminazioni possono erodere gradualmente qualsiasi vantaggio di salute inizialmente percepito.

Oltre alle sfide sanitarie e burocratiche, un altro aspetto cruciale colpisce la popolazione migrante, soprattutto le donne: la violenza di genere. Giulia Menegatti, professionista ed esperta in Protection e violenza di genere, ha illustrato come, nei progetti di cooperazione, affrontare episodi di violenza di genere sia una realtà quotidiana, specialmente in contesto migratorio. Le donne migranti spesso si trovano ad affrontare situazioni di vulnerabilità che aumentano il rischio di subire violenze, e la mancanza di percorsi migratori sicuri e legali aggrava ulteriormente questa problematica. Giulia ha illustrato come la violenza di genere possa manifestarsi in diverse fasi del percorso migratorio: nei paesi d’origine, spesso caratterizzati da conflitti; durante il viaggio dove le donne possono essere esposte a sfruttamento e abusi sessuali; e, infine nel paese di destinazione, dove il rischio di violenza domestica e tratta aumenta considerevolmente.

Il corso inoltre ha illustrato l’intervento di INTEROS nelle aree informali di Borgo Mezzanone, nella provincia di Foggia, zona abitata prevalentemente da braccianti agricoli segnata da gravi condizioni di vulnerabilità, di cui sfruttamento lavorativo, precarietà e difficoltà psicologiche. Secondo le stime fornite da INTERSOS, durante i mesi estivi nel borgo si registra una presenza stabile di 1500-2000 persone.

Essendo un insediamento informale, Borgo Mezzanone è segnato da gravi carenze infrastrutturali: approvvigionamento idrico, irregolare dal 2020 e mancanza di elettricità, fornita attraverso allacciamenti precari. In questo contesto, INTERSOS, offre servizi di medicina di prossimità tramite una clinica mobile, basata su un approccio di salute globale. Sebbene molti residenti abbiano già un medico di base esterno all'insediamento, si rivolgono frequentemente a INTERSOS, grazie al loro supporto che include la presenza di mediatori culturali per facilitare l’accesso alle cure e garantire una presa in carico completa.

Affrontare la salute delle persone migranti richiede un approccio olistico e interdisciplinare. È fondamentale un lavoro di squadra che coinvolga legali, mediatori, assistenti sociali e medici. Ogni aspetto della vita di un migrante - incluso un semplice documento- può influenzare l'accesso alle cure: è qui che una clinica delle migrazioni può giocare un ruolo cruciale, alleviando le difficoltà e garantendo ai migranti l'assistenza necessaria per il loro benessere.